Cristiano Poletti | quattro inediti da “Temporali”

Quattro inediti di Cristiano Poletti estratti da Temporali, in uscita per la collana "Le Ali" di Marcos y Marcos nel Settembre 2019 con una breve nota introduttiva di Francesco Ottonello e Michele Milani, curatori della rassegna MediumPoesia: Poesia e Contemporaneo

Ci sono dei termini ricorrenti nella poesia di Cristiano Poletti della silloge Temporali – in uscita nel 2019 per la collana «Le ali» di Marcos y Marcos –  e nello specifico in questi quattro testi, due provenienti dalla prima sezione Religione di un giorno (Per una donna mite, La consegna) e due dalla seconda sezione Viaggi (Pashupatinath e Referto).

Questi termini da una parte si richiamano a qualcosa di impercettibile e proprio di una tensione religiosa («anima», «spirito»), dall’altra si rifanno a qualcosa di materico (al «corpo», alla «terra», all’«acqua», ai «temporali»), con un ancoraggio a una geografia dell’esperienza, immersi in una dimensione di abbandono e ricordo.

Non si pensi tuttavia a una dicotomia che contrappone due poli inconciliabili, anzi, queste poesie di Poletti colpiscono riversandosi attraverso una soluzione di continuità tra voce dell’anima in tensione ed esperienza possibile del corpo nella terra, come a volere dire che la spiritualità oltre ad essere qualcosa che sempre ci sfugge e si perde, può essere qualcosa anche di concreto e presente: difatti «passa tutto nel corpo», «nelle tue mani» viene consegnato lo «spirito», ed è lo stesso spirito che chiede di «non negare il tuo corpo sul corpo dell’altro».

Eppure, anche in questa compenetrazione tra anima e corpo, rimane una radice bifronte, ambigua e tremenda, capace di contenere la radice dell’«amore» («qualcosa che da secoli urla noi» e che «afferma e nega, scompare, ritorna») ma anche della «malattia» e della «morte».

Pare che la poesia di Poletti, voglia esplorare proprio questo quesito segreto (in senso etimologico dal latino secrētus, participio passato di secernĕre), dunque separato, appartato, interiore, che non cessa mai di chiedersi «a chi consegnare la morte», a chi fare «consegna» del corpo, e dunque a chi affidare lo spirito.

Quello che Agamben chiama arcaico, il presente come archeologia, – come dice il poeta durante il secondo incontro di MediumPoesia: Poesia & Contemporaneo – è «l’originario» da «cercare dentro il presente».

Ciò che è originario «è sempre in atto» come «il miracolo della voce», e quello che si potrebbe evincere è che forse non ci sia soluzione definitiva alla domanda originaria della poesia di Poletti, perché in fondo «la madre delle domande scivola nell’acqua».

Francesco Ottonello
Michele Milani

 

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REFERTO

per Arianna

Venne su ogni figura un temporale,
così, improvvisamente,
mentre tutto era in polvere.
Cose e persone e l’ora
si stringeva scurendosi e correva
nell’arco di un azzardo
a darsi il corpo, del corpo il referto,
lo scopo delle mani, l’universo
in una stanza piena di sudore.
Così di un mio segreto
amore di una notte
provavo a raccontarti, così adesso
di questo film ti scrivo che ricordo
che non si rivedranno
i due, a fine temporale. Vanno
– con loro il dio del dispari –
oltre il momento d’acqua, il corridoio
di pioggia che fu specchio, se ne vanno
nel timore di amare, gli uomini.
Finì al buio quel film, e il caldo insiste.
Qualcosa che da secoli urla noi,
afferma e nega, scompare, ritorna
in rima ingenua, dice che è del male
una radice, amore, non il cuore.

*

PASHUPATINATH

Nulla è dunque la morte per noi, e per niente ci riguarda.

                             Tito Lucrezio Caro

Preparano le pire, una via l’altra.
Non si replica l’anima?
Lo vorrei chiedere alla nostra guida.
Ma che termine l’anima.
Passa tutto nel corpo,
sia tuo o mio è già un ricordo
aperto ora in un fiume sacro e sporco.
Si è dimenticato i tagli, non piange
un suo nervo di pianto, non è più
che bruciato, il corpo, è nel nulla e in cenere.
Nulla era prima, e dopo.
Ma tra due sponde questo è il punto, scritto
nell’infinito alfabeto del sempre.
Qui in mezzo, come per gioia del limite
l’anima ha inizio, inizia la sua frase,
imparata e scordata, quante volte,
e mai dimenticata.
Avrei voluto chiedere a una guida.
No, non avrebbe risposto. Né un mago
avrebbe potuto, o un amico.
Né un padre. La madre
delle domande scivola nell’acqua.

*

LA CONSEGNA

a Paolo

Nelle tue mani consegno il mio spirito,
endecasillabo
di chi ha sentito
un giorno venirgli al naso un odore
d’ansia, era amore.
Chiuso in un inverno fu il giorno che
la stanza si strinse, pungevano
la mente e il polso: a chi
consegnare la morte?
È in luce che ci giudica la terra,
adesso è chiaro. La consegna è un’altra,
altro il tema: non negare il tuo
corpo sul corpo dell’altro. Il tuo stesso
spirito te lo chiede.
È così che due uomini si tengono.
La consegna.
Il Professore aspetta.

*

PER UNA DONNA MITE

Scivola all’infinito presente
una malattia. Scriverne?
Niente carta, alle labbra, al loro confine
serve fermarsi, a un vero silenzio
negli occhi. Sì, siate
gentili, capaci.
Capaci di. Gentili con.
Avere vuoti, gli occhi,
con lei che va e si perde come noi in noi
l’indirizzo di sempre, l’afa, l’Adda
dentro la veste e il letto, tutto bianco.
O che sia invece l’ultima neve o nebbia antica,
la malattia è un viaggio
costoso. Sorridi,
eredita la terra.

Cristiano Poletti

Cristiano Poletti

Cristiano Poletti (Treviglio, 1976) è autore di Porta a ognuno (raccolta di poesie, L’arcolaio 2012) e del saggio Trovandomi in inviti superflui, in L’attesa e l’ignoto – L’opera multiforme di Dino Buzzati (L’arcolaio 2012). Dal 2007 al 2017 ha diretto Trevigliopoesia, festival di poesia e videopoesia. Dal 2013 è redattore del lit-blog Poetarum Silva; una raccolta di articoli, intitolata dei poeti, è stata pubblicata per Carteggi Letterari nel 2019.

Ha contribuito alla realizzazione del film documentario sulla vita e il lavoro di Fabio Pusterla, intitolato Libellula gentile. Per Marcos y Marcos ha curato il libro-cofanetto omonimo, edito nel 2019.

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