All’inizio degli anni duemila a Trieste nascevano i Libretti Verdi, collana di poesia curata da Luigi Nacci, Matteo Moder e Ugo Pierri per il Battello stampatore, in un fermento poetico cittadino allora molto vivo. Un progetto nato per dare forma a una mappatura in plaquette di quella che allora era una scena letteraria emergente o in rinnovamento: gli scritti giovanili di Rosaria Lo Russo e Gabriele Frasca trovavano confronto con i primi versi di Luigi Nacci, mentre ci si poteva affacciare solitari alla poesia di Luigi Di Ruscio. Una sorta di “collana – cartografia” curata nell’esecuzione, dalla scelta della carta fino ad arrivare all’impaginazione. Vent’anni dopo, sempre a Trieste, fioriscono i nuovi Libretti verdi, o Libretti luminosi, con diversa veste (ora la copertina è bianca) e diverso intento che li guida. Un trittico, curato da Beatrice Achille e Carlo Selan per ZufZone, nato all’insegna di una luminosità che dalla parola poetica si getta come freccia nell’io. Con tale esperienza si segue l’esempio di tanti autori che hanno fatto della letteratura un luogo necessario ma non limitante, nella convinzione che ogni distinzione formale sia del segno e non di quanto lo anticipa. Che la poesia continui a essere un “fare”, che resti sempre una vitalità dinamica, una vitalità luminosa.
L’editore rimane Battello stampatore, il luogo in cui ogni cosa prende forma è sempre Trieste, la cura e l’attenzione per l’oggetto – libro è mantenuta. I libri, nuovi, bianchi, intessuti di filo verde, sono:
– Rina, di Rosaria Lo Russo (Battello stampatore 2021)
– Guida, di Giuseppe Nava (Battello stampatore, 2022)
– Inconvertendo, di Gino Scartaghiande (Battello stampatore, in uscita)
«Quasi tutte le poesie della piccola raccolta dedicata a Rina, in memoria dei miei nonni, quello materno, toscano, quella paterna, calabrese, sono le poesie di me da piccina. Di me piccola. Un antefatto. Di me lirica, del mio anelito ancora a rincuorarsi con la poesia, a cercare attraverso la poesia una pacificazione con la morte, che però, già ne Il sogno di Donna Tittina, viene a perdersi nel tumulto del teatro e della prosa. E così, la piccola lirica consolatoria, con la sua abnorme innocenza, che qui si diceva, è poi diventata il sottofondo spettrale della mia poesia successiva,
quasi invisibile, ma che continua, impercettibilmente, a emettere grida.»
Rosaria Lo Russo su Rina (Libretti verdi, Battello stampatore 2021)
Poesie tratte da Rina
La devozione
I
Io a te
sempre
devotissima fui
perché m’ammali?
in quel recesso
d’Umbria magica
io vidi
i tuoi occhi abbassati
la tua mano appoggiata
i due gesti di Grazia
nel baricentro
l’Arte insuperabile
lo stupore perpetuo
A quella tua forma
sempre devota
io fui
perché sei nell’ombra
perché sempre riappari
(quale scherzo atroce
mi giochi
quando ti fai Natura?)
(perché ci diverti?)
In altra immagine
tu diventi
mito di colombe
frullìo,
rito sommesso
– « madre della madre » –
speranza delle speranze
Tu dolce eterna
Tu tenerezza glaciale
Tu ai confini dell’Umbria o ancora Toscana?
Tu sola e al freddo,
amore.
Le fresie
Le fresie
fra aria e acqua
sono esplose
(un tempo nella tua mano forte)
Di nuovo
è il fremito
delle visite a San Martino
– nel giorno del Signore –
In primavere fredde
le fresie
hanno il magnifico potere
di distinguersi nette
colore per colore
(così le guardavano i tuoi occhi pietreserene)
Ed era il gioco
delle fughe e dei sassi
accanto il tuo passo pacato
nell’Eden di pesche e albicocche
dei tuoi fichi dottati
Ma quest’odore più forte
del fiore
è lo schianto
del duro silenzio
d’ottobre.
E devono gli occhi
saper bagnare più cielo
e senza affanno magnificarti.