Silvia Girardi | Dialogo su “Sparizioni” (Inedito, 2021)

Per la nuova puntata della rubrica "Dialoghi", a cura della redazione di MediumPoesia, presentiamo un dialogo critico tra Francesco Ottonello e Silvia Girardi, intorno al progetto inedito "Sparizioni" (2021)
Still live, Chiara Ferrin

Francesco Ottonello: Ti sei (ri)avvicinata alla poesia in questi ultimi anni, dopo avere sperimentato la tua artisticità prevalentemente con il teatro. Mi ricordo quando vidi il tuo spettacolo Alberi, di cui apprezzai il modo di riuscire a costruire una drammaturgia, un percorso di metamorfosi, attraverso il ritmo e la forma del corpo. Come mai poi hai sentito l’esigenza di trovare una tua espressione attraverso la parola poetica? Esiste una differenza sostanziale rispetto al tuo lavoro da attrice, performer, regista? Quali sono stati i principali ostacoli?

Silvia Girardi: La poesia ha sempre attraversato la mia ricerca teatrale, anche se non formalmente. Nei miei ultimi spettacoli la drammaturgia si compone di un testo rarefatto, la parola è spesso affidata e sostituita dal movimento nello spazio, per sottrazione lavoro sul vuoto e sulla sintesi tra i linguaggi espressivi: una sorta di componimento poetico spaziale. Questa evoluzione della scrittura scenica si è poi tradotta nel desiderio di dedicarmi alla poesia “scritta” e di spaziare in un territorio artistico inesplorato. Il laboratorio di poesia condotto da Tommaso Di Dio e lo scambio con altri poeti sono stati fondamentali. Tommaso è stato per me una guida e un’ispirazione verso una dimensione sconfinante, che mi accompagnerà nel tempo. Nonostante io sia agli inizi di questa esplorazione, ho sentito che la scrittura poetica poteva essere la direzione organica naturale di un percorso già iniziato prima sul palco. Tuttavia in questa fase non ho nessuno scopo pratico di relazionare i testi poetici alla messa in scena. Per ora vorrei solo vagabondare e farne esperienza con la timidezza anche di sentirsi inadatti o non autorizzati alla poesia.

Still live, Chiara Ferrin

Francesco Ottonello: In questa tua prova poetica, ho trovato molto interessante il lavoro sulla macrostruttura, l’alternanza tra un testo in prosa ripetuto con variazioni e i testi con brevi versi, che mi paiono costituirsi attraverso tagli e ricomposizioni. È come se anche in questo caso una delle tensioni principali fosse quella dell’attraversamento. Che cosa stai cercando di attraversare? Come è sorta l’idea di questa peculiare struttura?

Silvia Girardi: questa struttura mi è stata suggerita dal tema: Sparizioni. È una domanda che mi pongo da tempo: come si fa a sparire in scena? L’io attore, l’io psicologico, l’io personaggio. Come arrivare all’essenza dell’essere senza protagonista, al corpo etereo dell’attore? Sparizioni parla anche della mia pulsione al viaggio, del mio nascondermi in un paesaggio che ha poco di terreno, lontano dall’efficienza della società. Qui c’è il mio desiderio di fuga, di perdermi, di non essere riconosciuta. Ho ricercato episodi di cronaca di gente che ha deciso di sparire e che ha pubblicato su forum online delle istruzioni alla fuga. Questi consigli, che ho poi elaborato, sono diventati degli intermezzi di prosa tra i testi poetici. Come dici tu un “attraversamento” che fa da portale ai versi brevi.

Francesco Ottonello: Ci sono dei poeti contemporanei, più o meno giovani, che hai conosciuto in questi anni di persona o attraverso i testi, che ritieni fondamentali per questa tua riscoperta della poesia? Per quali motivi?

Silvia Girardi: Certamente la lettura è uno degli stimoli maggiori. Ho sempre letto poesia, spaziando tra epoche e generi; negli ultimi anni ho riscoperto la poesia italiana contemporanea. Tra i poeti che mi hanno maggiormente ispirato di recente: Fortini, Sereni, Anedda, Benedetti, Frungillo. Lo scambio con i redattori di Medium Poesia, partecipare ad incontri di poesia, ascoltare poesia, è stato fondamentale nell’osservare i miei limiti e nel continuare la riscrittura. Io ho cercato loro o loro si sono manifestati, per vicinanza, sensibilità, fortuna. Questo incontro lo cercavo da anni, per le strade di Milano – dove si incontrano i poeti? – mi chiedevo. Erano luoghi ancora più sotterranei dei teatri, andavano cercati.

Still live, Chiara Ferrin

Francesco Ottonello: Nei tuoi testi ricorre anche un’attenzione al paesaggio e alla natura, citi ad esempio anche un toponimo sardo, il monte Corrasi. La Sardegna nella sua potenza reale e simbolica riveste per te e la tua poesia un ruolo particolare?

Silvia Girardi: la Sardegna è dove mi rifugio e ritrovo il ritmo naturale. La sua potenza ancestrale è la mia casa ideale. Lì riesco a riconciliare il corpo pratico/logico e quello intuitivo/creativo. Avviene uno sgretolamento della mente rigida dentro al paesaggio e un fluire in dimensioni più sensibili, soglia necessaria per essere sfiorati da un’ispirazione, uno sguardo più definito. Il monte Corrasi è un ambiente dall’atmosfera lunare e la sua potenza mi ha travolto quest’estate. Sulla cima quel vento mi ha trasformato.

Francesco Ottonello: Nella tua poesia ti rivolgi con costanza a un Tu, che mi pare in bilico tra volontà di approssimazione e paura di una minaccia che esso potrebbe rappresentare. Qual è il destinatario della tua poesia, il tuo lettore ideale, se c’è? O ancora, per chi scrivi? Per te stessa o per qualcuno che sta altrove?

Silvia Girardi: Quel “Tu” potrebbe essere un rimando Beckettiano: un interlocutore che non risponderà, l’attesa, il vuoto, l’invisibile, la nostalgia per qualcosa che si è perso. Non c’è molta speranza di trovare una presenza, se non nell’evoluzione o nella sparizione del soggetto stesso forse…
Alcuni versi sono stati ispirati da semplici momenti quotidiani, annotando dei particolari, quel “Tu” a volte è qualcuno, a volte è il vuoto.

SPARIZIONI

Organizza la tua fuga, pianifica dove stai andando, non fidarti degli amici, risparmia dei soldi, acquista del cibo, trovato un posto porta lì alcune delle tue cose, non prendere tutto, scrivi una lettera, non fare l’errore di Margo Roth Spiegelman.

                  A ognuno la sua fuga

In attesa di una diagonale che mi sposti
nell’efficienza della città sto muta
contando il ritmo
non cado
non salto

e mi sento fermare e mi perseguiti

Organizza la tua fuga, pianifica dove stai andando: regala le tue cose, scrivi due motivi, guarda fuori dalla finestra.

Immaginavo una sera così

Cerco del tempo che avanza
ora che ci diremo
a domani

domani non posso ricordarti
allora ti guardo attraverso le mani strette a memoria
come se fossi animale innocuo
come se fossimo senza dolore la fine

sul divano una sera
senza nulla la vicinanza
nell’altra stanza il bambino suona
suona così

Organizza la tua fuga, pianifica dove stai andando: decidi cosa portare.

  Nella casa dei pesci

Sapevi di ginepro
sapevi di pietra
sapevi di un tempo disteso

la montagna bianca nel disegno della finestra
mi accompagni per il giardino
chiuso del tuo racconto

sapevi di menta antica
l’estate raggiungeva il fondale
prima di partire
lasciavo
chi non potevo portare

Organizza la tua fuga, pianifica dove stai andando: decidi cosa lasciare, ripensaci.

                          Via come senza andare

Disperdi le ossa fini
polvere come il sale
sul ripiano della cucina

– stavamo  
parlando meno
in cucina seduti
il vento da dietro intenso –

vento ambra
evapora queste mie prese terrene
3 agosto prima della partenza vento
portami via

togli memoria
del monte Corrasi sul letto la notte
vento durissimo

— avvicinandoci stavamo come per 

 

Cima Corrasi

Come il ginepro
allungato da un vento teso
finge di seguire nella forma quell’unica direzione
invece con oscillazione libera impulsiva
misura il punto di equilibrio fermandosi
con più forza in se stesso

così in piedi in un teatro di roccia
simulo un’aderenza terrena

parole non dicono
dove sono e mi vedo vagare
cerco sparizione nel vuoto del legno

testi: Silvia Girardi

Le foto nell’articolo appartengono alla serie Still live, della fotografa Chiara Ferrin (vai al sito)

Silvia Girardi

Silvia Girardi è una performer e regista italiana naturalizzata americana, con base a Milano. Il suo lavoro è stato presentato in teatri, musei, centri per la danza e arti visive. Attingendo al teatro, all’arte visiva, alla danza, crea opere originali con interesse per l'elaborazione del processo di composizione nell'interrelazione tra diverse discipline artistiche. Il suo lavoro abbraccia antropologia, biologia, poesia e tecnologia.

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Miriana Gamiddo, natura morta, dipinto, MediumPoesia, art, painting, poesia, pittura, artista

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