Eleonora Rimolo/ Sparare a zero. Intervista e testi

Per la nona puntata del format "Sparare a zero", la redazione intervista la poetessa Eleonora Rimolo.

7. Tra i libri usciti negli anni Duemila puoi indicarne 5 fondamentali per il tuo percorso?

Stefano Dal Bianco, Ritorno a Planaval, Mondadori, 2001;
Guido Mazzoni, La pura superficie, Donzelli, 2017;
Fabrizio Lombardo, Coordinate per la crudeltà, Kurumuny 2018;
Francesco Tomada, Affrontare la gioia da soli, Samuele-Pordenonelegge Gialla Oro, 2021;
Milo De Angelis, De rerum natura di Lucrezio, Mondadori, 2022.

6. Nella tua esperienza, il fatto di scrivere poesia si riflette nella vita quotidiana?  Per chi scrivi poesia?

La poesia orienta il mio modo di stare al mondo? Probabilmente si, anche se in modo impercettibile. Chi ha una conoscenza superficiale di me non credo direbbe mai che mi occupo di poesia. Certo la mia visione delle cose, la mia lettura delle esperienze, è spesso mediata da una emotività non sempre utile o razionale, ma della quale non potrei fare a meno a meno che non volessi volontariamente rinunciare alla poesia (nei termini della scrittura ma anche della lettura). Scrivo poesia per un pubblico che spero possa essere il più eterogeneo possibile.

5. Senti di fare parte di una comunità poetica a cui aderisci? Com’è il tuo rapporto con altri poeti viventi e con chi ti legge?

Con alcuni dei miei coetanei c’è una solida comunanza di idee e intenti, che a volte è sfociata in una sincera amicizia. Non lo so se oggi si può parlare di “comunità” poetica perché credo che, come pure dimostrato ampliamente da Mazzoni, non si riesca più ad agire poeticamente in termini “comunitari” ma c’è una tendenza spiccata al monadismo. Il mio rapporto con altri poeti viventi non appartenenti alla mia generazione è un rapporto di apprendimento. Con chi mi legge credo di avere un rapporto di grande apertura e se possibile di scambio di visioni e suggestioni.

4. Senti di inserirti all’interno di una tradizione poetica italiana? Avverti una particolare vicinanza con tradizioni poetiche in altra lingua?

Sento sicuramente di appartenere ad una tradizione lirica che nella contemporaneità è anche una poesia oggettuale, paradossalmente antilirica, secondo la definizione di Giovannetti. Tale tradizione risponde ad una funzione pubblica di tipo rituale, con un valore epidittico che non viene dalle verità assolute o dalle grandi rivelazioni ma dalle situazioni particolari di ordine comune e quotidiano. Sento una grande vicinanza con la tradizione poetica portoghese, in particolare quella surrealista.

3. Sapresti indicare una forma artistica e una disciplina scientifica, se ci sono, che influenzano più di altre il tuo processo di scrittura? In che modo entrano in poesia?

Una forma artistica che influenza il mio processo di scrittura è sicuramente la pittura surrealista che crea mondi esclusivi, popolati da mostri, creature demoniache, metamorfosi, simboli e allusioni. Diversi miei testi sono frutto di una operazione ecfrastica che parte dall’osservazione di dipinti, a volte già oggetto di ispirazione per altre opere letterarie contemporanee (penso ad esempio a Racconti con figure di Tabucchi e ad altri suoi romanzi/racconti). In generale il legame tra le due forme della rappresentazione – quella pittorica e quella verbale è oggetto di interesse anche dei miei studi accademici. Per quanto riguarda una disciplina scientifica sicuramente l’astronomia. Premesso che da discalculica il mio rapporto con le discipline scientifiche è sempre stato pessimo, negli ultimi anni mi sono appassionata incredibilmente all’astronomia, iniziando a guardare lezioni online e a leggere libri divulgativi in merito. Ho fissato alcune nozioni di base e le ho interiorizzate a tal punto che sono entrate di impeto nella mia poesia. In particolare, la struttura e i temi di Prossimo e remoto risentono del rapporto tra l’essere umano e l’infinito mistero del cosmo.

2. Che rapporto hai con la metrica e la rima?

C’è metrica nei miei testi ma è legata ad una musicalità che agisce come automatismo: non conto le sillabe, non cerco la figura retorica né tantomeno la rima, ma a volte viene rilevata una struttura metrica precisa nei miei versi che viene semplicemente dalla scrittura a penna corrente, senza mediazione alcuna.

1. Tra le nuove generazioni ci sono 3 poeti che ritieni particolarmente preminenti o a cui pensi sarebbe interessante porre queste domande?

Federica Gullotta, Michele Bordoni, Simone Burratti.

0. Acer in fundo, se non vuoi dirci 3 poeti contemporanei che proprio non ti piacciono, puoi indicare uno o più testi del tutto distanti dal tuo modo di ‘sentire’ e ‘pensare’ la poesia?

Fragile e fortissima,
casta e troia,
infima e immensa.
Abbiate cura di incontrare
chi non sta nel mezzo.
Cercate gli esseri estremi
i deliri, gli incanti.

– Franco Arminio
E tutta l’instant poetry.

Ti chiediamo infine di proporci alcuni tuoi testi poetici.

Da “La terra originale” PordenoneLegge – Lietocolle 2018

Ci hanno detto di uscire il meno possibile,
solamente se urgente: polveri sottili,
smog, troppe sirene moleste. Mi difendo
così dai batteri, dalle spore, dai sorrisi
che non avrei incontrato. Trascorro i giorni
della malattia respirando la stessa aria
di sempre, osservo la sua caparbietà
la comparo alla mia penso a chi andrà via
per prima. Intanto la plastica fonde
cerca asilo nei polmoni dei superstiti,
con la pioggia non si può deglutire, brucia
l’ipotesi della resistenza, acre carità.

*

Quel poco che rimarrà saranno
le lanterne del centro storico
spente al mattino, circondate
dalla distanza. Scale, marciapiedi
in salita separano i pomeriggi assonnati
dalle fughe nervose del corso principale,
dalle risa nei caffè, dalle commesse
che attendono annoiate. Ognuna
di queste porte non ti vedrà entrare
e invece io busso, poi esco almeno
una volta al mese per rivederti
dentro gli archi umidi, nel rombo
continuo del sifone, dentro centinaia
di carte in accumulo, lasciate lì come me
nell’indifferenza, per aver desiderato
troppo, con troppa poca prudenza.

*

Da “Prossimo e remoto” Pequod 2022

Come dire che questo libro è scritto
per te, per il lutto indossato ogni giorno,
per quel popolo disperso nella storia,
spodestato dalla terra, spinto nel cuore
dell’oceano. Come dire che sono la stessa
persona il ragazzo arreso alle porte scorrevoli
mentre chiede monete ai passanti e il bambino
accostato alla parete in attesa del padre
di un altro colore con la maglia azzurra
distratto e curioso, geloso della sua buona stella.
E tu hai mangiato? Hai bevuto? Vuoi fumare?
Com’è andato il viaggio. Quando torni a casa.
Dove abiti adesso. Dove eravamo tutti, prima
di questo pomeriggio spento, dell’apertura
dei bar, prima di rimetterci in viaggio
e dimenticare la verità, ogni bene, la colpa.

*

Nella fase dispersa l’aria risale bollente,
assottiglia i muri, buca le tubature,
sgrana le visioni un tempo così nitide,
tremende, senza sudore: nel miscuglio
di liquidi vivi non c’è spazio per i tuoi,
oggi siamo soli con questa sostanza pura
che lega vento e pressione, così lontani
dal freddo immobile della mattina
in cui mi tenesti in braccio, padre
mancato, per non colpirmi dentro
l’enorme abisso limaccioso col sorriso
che da sempre ti lava la faccia. Se potessi
vedermi ora dentro lo specchio passare
veloce saresti deluso, pentito: sono
un solvente mediocre e ti lascio intatto
nei pensieri disciolti. Pago il mio debito
e ti annego nel sale.

*

Dopo la ferita arriva l’azzeramento
del dolore, la pelle viva viene alla luce
con la sua verità crudissima:
quei mirtilli sono soltanto pietre
e su Marte non c’è biologia ma c’è
sulla terra stasera una paura
che fa più umane le cose, un rigurgito
di tenerezze mai digerite, un consegnare
la copia sbagliata di proposito
per darti di me la parte peggiore,
il mio sacrificio maggiore.

*

Eleonora Rimolo è Assegnista di Ricerca in Letteratura Italiana presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno.In poesia ha pubblicato: La resa dei giorni (Alter Ego, 2015 – Premio Giovani Europa in Versi), Temeraria gioia (Ladolfi, 2017 – Premio Pascoli “L’ora di Barga”, Premio Civetta di Minerva), La terra originale (Pordenonelegge-Lietocolle, 2018 – Premio Achille Marazza, Premio “I poeti di vent’anni. Premio Pordenonelegge Poesia”, Premio Minturnae) e Prossimo e remoto (Pequod 2022, postfazione di Milo de Angelis, Premio Ceppo Pistoia under35, Premio Poseidonia-Paestum). Nel 2022 La terra originale viene pubblicata in edizione bilingue spagnolo-italiano dalla casa editrice colombiana Letra Dorada. Con Giovanni Ibello ha curato Abitare la parola. Poeti nati negli anni ‘90 (Ladolfi 2019). Dirige la sezione online della rivista Atelier e le Collane di poesia Letture Meridiane ed Aeclanum per la Delta3 edizioni. In ambito accademico ha pubblicato la monografia I mille volti di Lidia: genesi e sviluppo del personaggio (Edisud, Salerno 2020), l’edizione introdotta e commentata dei Sermoni di Gasparo Gozzi (Edisud 2023) e diversi saggi su «Misure critiche», «Sinestesie», «Cenobio», «Rassegna della Letteratura Italiana», «Semicerchio», «Testo a fronte».

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