Pavlìna Pampoudi: la poesia dell’Io
 | Πολύτροπος n.2

Poesia dell’Altrove per la sua seconda uscita accoglie l’artista greca Pavlìna Pampoudi


Nata settantatré anni fa – per caso – ad Atene, dove continua a vivere – per scelta – Pavlìna Pampoudi ha studiato Storia e Archeologia alla facoltà di Lettere dell’Università Capodistriana di Atene e ha seguito lezioni di matematica alla facoltà di Fisica Matematica e di pittura all’Accademia di Belle Arti di Atene e alla Byam Shaw School of Art di Londra.
Ha lavorato come insegnante privata, copywriter per agenzie pubblicitarie, agiografo, produttrice di cosmetici e editor per case editrici.
Si è occupata inoltre di revisione e traduzione, tra gli autori da lei tradotti figurano: Milne, Carrol, Doyle, Dickens, Eliot, Gibran.
Il suo primo di libro di poesie Σχεδόν χωρίς προοπτική δυστυχήματος [Quasi senza prospettiva di incidente] è stato pubblicato nel 1971 quando aveva appena ventitré anni, a questo sono seguiti una quindicina di raccolte, di cui l’ultima ΣΗΜΕΙΩΣΕΙΣ ΓΙΑ ΤΟ ΑΓΡΑΦΟ [Appunti sul non-scritto] è in uscita quest’anno. Ha scritto cinque testi in prosa e più di quaranta libri “per bambini”, di cui alcuni tradotti anche in italiano.
Ha scritto testi musicali per l’infanzia, sceneggiature radiofoniche e televisive e ha all’attivo tre mostre personali.
Esponente della cosiddetta Generazione del ’70 che lei stessa in un’intervista ha definito come una generazione sfortunata e di passaggio fra quella precedente che è stata sottovalutata e la successiva che sarà sovrastimata, Pavlìna Pampoudi nelle sue poesie rivolge lo sguardo al suo ego a cui guarda “con sensibilità astigmatica, senza contorni netti”.
La sua è una poesia di contrasti, come un’entità che lentamente che si infiltra e poi si impone, come la Natura che rimugina in silenzio ma poi si libera e prende il sopravvento.

Pavlina Pampoudi

da Σχεδόν χωρίς προοπτική δυστυχήματος

Quasi senza prospettiva di incidente (Ikaros 1971)

ΠΡΑΣΙΝΟ
Έχω πράσινα μάτια και το δικαίωμα να ορίσω
Καθώς το αγριόχορτο
Τα έργα των πολιτειών και τη μοναξιά
Των μνημείων.

Το δικαίωμα να διαγράψω την Ιστορία
Καθώς ο μικρότερος αδελφός,
Που κατέβηκε το πηγάδι
Και βγήκε στον ουρανό.

Το δικαίωμα να συλλαβίσω φύλλα κι αγκάθια
Καθώς αειθαλές
Στους πνεύμονες των πάρκων
Και στην ασυδοσία της ρεματιάς.

Η έπαρση μου είναι του πράσινου
Κι έχω δικαίωμα,
Επιβάλλοντας σιωπή στην έρημο,
Ν’ αφουγκραστώ
Τη λαχτάρα μου να υπάρξω, που διακλαδίζεται,
Βαθιά, ραγίζοντας
Την πιο δυνατή λαχτάρα μου, να υπάρξει
Ο κόσμος.

VERDE
Ho gli occhi verdi e il diritto di dominare
Come l’erba selvatica
le opere degli uomini e la solitudine
Dei monumenti.

Il diritto di cancellare la Storia
Come il fratello minore
Che è sceso nel pozzo
Ed è riemerso in cielo.

Il diritto di sillabare foglie e spine
Come un sempreverde
Nei polmoni dei parchi
E nella sfrenatezza del baratro.

La mia alterigia è del verde
E ho il diritto,
Imponendo al deserto il silenzio,
Di ascoltare
Il mio desiderio di esistere, che si ramifica,
nel profondo, crepando
il mio più forte desiderio, all’ esistere
del mondo.

*

da Σχεδόν χωρίς προοπτική δυστυχήματος

Quasi senza prospettiva di incidente (Ikaros 1971)

 

ΛΟΙΠΟΝ

Λοιπόν
Είμαι ολομόναχη
Όπως το ζήτησα.
Αποκομμένη από το στήθος που στενάζει
Ανέμους άκακους.

Φυσάει και δεν κρυώνω πια
Είμαι ολομόναχη
Φυσάει.

Τα δέντρα χάνονται σ’ αδέξιες χειρονομίες
Σκέφτονται κάτι ανήλικο
Θ’ ανθίσουν.

Αλληλούϊα.

Ο κορυφαίος των φύλλων αναστρέφεται.
Στην άλλη όψη
Το ρίνισμα του ασημιού που αποκολλήθηκε
Από τη βιασμένη μουσική.

Καληνύχτα, νύχτα μου
Είμαι ολομόναχη.
Σχεδόν χωρίς προοπτική δυστυχήματος

COSÌ

Così
Sono sola
Come ho chiesto.
Tagliata via dal petto che sospira
Venti innocenti.

Soffia e non ho più freddo
Sono sola
Soffia.

Gli alberi si perdono in gesti maldestri
Pensano qualcosa di acerbo
Fioriranno.

Alleluia.

La cima delle foglie si rivolta.
Dall’altro lato
La limatura d’argento che si è staccata
Dalla musica violata.

Buonanotte, notte mia
Sono sola.

*

da Αυτός εγώ

Lui io (Tram 1978)

ΑΛΛΟΘΙ 

Νυφικό το χαρτί και γράφω
Κυρτωμένο το φως και φθίνω.

Μακραίνουν οι δρόμοι της φωνής καθώς βυθίζομαι
Ακούγομαι πιο δυνατά καθώς βυθίζομαι.

Υπονοώ περισσότερα απ’ όσα
Μπορώ να φανταστώ: γράφω-

ALIBI

Abito nuziale il foglio e scrivo
Incurvata la luce e languisco

Si allungano le strade della voce mentre sprofondo
Riecheggio più forte mentre sprofondo

Alludo a più di quanto
Possa immaginare: scrivo-

*
Η ΓΕΝΝΗΣΗ 
Βγαίνω την νύχτα διψώντας
Δεν έχω μάτια σχεδόν πουθενά
Σέρνομαι με τις στρεβλωμένες ρίζες μου
Πάνω απ’ το χώμα.
Κρατάω άλιωτο
Μόνο το ερωτικό μου στόμα με το αίμα του
Το άγνωστό μου φύλο

Και σε βαθιά εγκατάλειψη αναπαράγομαι
Ο πρώτος απ’ το τέλος του είδους μου-

LA NASCITA

Esco di notte assetata
Non ho occhi quasi da nessuna parte
Mi trascino con le radici deformate
Sulla terra.
Conservo incorrotta
Sola la mia bocca erotica con il suo sangue
Il mio sesso sconosciuto

E in profondo abbandono mi riproduco
Il primo dalla fine della mia specie-

*

ΠΕΡΠΑΤΩΝΤΑΣ ΣΤΗ ΘΑΛΑΣΣΑ

Κι όμως ξεκίνησα απ’ το νερό.
Χάνοντας λίγο – λίγο
Τα βράγχια μου, τα λέπια μου
Και τα φτερά
Τις ύποπτες κεραίες, τις φολίδες
Το μισό μου τρίχωμα
Τ’ αγκάθια μου, τα νύχια και τα δόντια μου
Τέλος, το ραχοκόκαλο.
Γυρνώ τώρα στο κύμα κι η θάλασσα σε κώμα
Βρίθει νεκρούς
Μ’ αδύναμες κατάρες εξατμίζεται.

CAMMINANDO SUL MARE

E però cominciai dall’acqua.
Perdendo pian piano
Le branchie, le scaglie
E le ali
Le antenne sospette, le squame
Metà del pelo
Gli aculei, le unghie e i denti
Infine, la spina dorsale.
Ritorno ora fra le onde e il mare in coma
Brulica di morti
Con impotenti maledizioni evapora.

da ΣΗΜΕΙΩΣΕΙΣ ΓΙΑ ΤΟ ΑΓΡΑΦΟ

Appunti sul non-scritto (Patakis 2021)

ΜΕΛΑΝΙ ΝΥΧΤΑ

Κλείνεις το φως και όλα συνεχίζουν να υπάρχουν
Ορφανά όπως εσύ στο διπλανό δωμάτιο. Έξω
Το σπλαχνικό σκοτάδι 
Μελάνι νύχτα χύνεται
Ωκεανός ενώνοντας
Νεκρούς και ζώντες, ζώα και φυτά
Και έργα μάταια θεών κι ανθρώπων
Αξεδιάλυτα
Ενώνοντας

Και τότε
Μέσα, πιο μέσα
Παφλασμός αβύσσου
Και αναδύεται ξανά ο Όνειρος
Θεότητα πολύφθαρτη.

Ολόγυρά του τυφλά φτερά σε πανικό, συνωστισμός
Οι δαίμονες να δαιμονίζονται
Να γεννηθούν πάλι και πάλι στις μορφές του
Να υπάρξουν άλλη μια φορά κι αγόρι και κορίτσι και πουλί
Θάμνος και πλάνητας ιχθύς αναδυόμενος
Κι Εμπεδοκλής και φίδι και Μαρία 

Να φτιάξουνε πάλι και πάλι
Τμητό από το άτμητο
Να περιβάλει άλλη μια φορά
Χώμα το σώμα την ψυχή
Τον θάνατο επιτρέποντας

Να κόψουν με το πέτρινο μαχαίρι το νερό
Τον ρου της ιστορίας
Τα ζεύγη κόβοντας και τις τριάδες
Των εννοιών, των ιδεών και των συμβόλων τους 
Την γέφυρα

Ν’ ανακατέψουνε ξανά τα γράμματα
Να διασκορπίσουν τους πεσσούς, λέξεις της διάβασης
Ούτε προσθήκη ούτε αφαίρεση
Ώς το ξημέρωμα, σιωπή
Και τότε,
Καθώς όλο απομακρύνεται για να κατανοήσει
Το άπειρο, τετραδιάστατο
Ξανά, τυχαία
Η Σύναξη, το πρώτο ποίημα
Τυχαίο
Κι ορφανό, όπως εσύ στο διπλανό δωμάτιο-

NOTTE INCHIOSTRO

Spegni la luce e tutto continua a esistere
Orfano come te nella stanza accanto. Fuori
Il buio viscerale
Notte inchiostro si riversa
Oceano che unisce
Morti e vivi, animali e piante
E opere vane di dei e uomini
Irrisolte
Che unisce

E allora
Dentro, più dentro
Sciabordio d’abisso
E riaffiora di nuovo il Sogno
Divinità logora.

Intorno a lui piume cieche in panico, ressa
I demoni a infuriarsi
A nascere ancora e ancora nelle sue forme
A esistere un’altra volta e ragazzo e ragazza e uccello
Cespuglio e pesce errante che emerge
Empedocle e serpente e Maria

A fare ancora e ancora
Divisibile dall’indivisibile
A circondare un’altra volta
La terra il corpo l’anima
Che concede la morte

A tagliare con il coltello di pietra l’acqua
Il corso della storia
Tagliando le diadi e le triadi
Dei loro significati, delle idee e dei
simboli
Il ponte

A mischiare di nuovo le lettere
A sparpagliare le pedine, parole del passaggio
Né addizione né sottrazione
Fino all’alba, silenzio

E allora,
Mentre si allontana sempre di più per comprendere
L’infinito, quadridimensionale
Di nuovo, a caso
Il Raduno, la prima poesia
Casuale
E orfana, come te nella stanza
accanto

Poesia: Pavlìna Pampoudi 

Traduzione: Michela Corvino

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