Premio Nobel 2020 Louise Glück | traduzioni inedite di Francesco Ottonello

Francesco Ottonello, poeta e studioso, traduce per MediumPoesia tre poesie della poeta americana Louise Glück, insignita del premio Nobel per la Letteratura 2020. Le traduzioni qui proposte sono inedite.

Il Premio Nobel 2020 per la Letteratura è andato a sorpresa a Louise Glück (1943-), poeta statunitense poco conosciuta dalle masse, come quasi tutti i poeti contemporanei, ma non particolarmente nota anche all’interno della comunità letteraria italiana.
Solo due i piccoli editori che hanno portato i suoi libri in Italia: Giano pubblicò L’iris selvatico (2003), vincitore del Premio Pulitzer nel 1993, e Dante & Descartes ha pubblicato Averno (2019, l’edizione in inglese è del 2006), entrambi con la traduzione di Massimo Bagicalupo. Singoli testi sono stati pubblicati in antologie, come Nuovi poeti americani (Einaudi, 2006), tradotti da Elisa Biagini, poi su riviste e litblog, come le poesie tradotte da Damiano Abeni su «Nuovi argomenti»
Qui vi presentiamo una selezione di traduzioni inedite di Francesco Ottonello, da tre diverse raccolte: The Triumph of Achilles (The Ecco Press, 1985), Wild Iris (The Ecco Press, 1992) e Faithful and Virtuous Night (Strauss and Giroux, 2014).

In the story of Patroclus
no one survives, not even Achilles
who was nearly a god.
Patroclus resembled him; they wore
the same armor.

Always in these friendships
one serves the other, one is less than the other:
the hierarchy
is always apparant, though the legends
cannot be trusted–
their source is the survivor,
the one who has been abandoned.

What were the Greek ships on fire
compared to this loss?
In his tent, Achilles
grieved with his whole being
and the gods saw
he was a man already dead, a victim
of the part that loved,
the part that was mortal.

Nella storia di Patroclo
nessuno sopravvive, neanche Achille
così prossimo a un dio.
Gli assomigliava Patroclo, indossavano
un’identica armatura.

Sempre in questo tipo di affetti
uno diviene l’oggetto dell’altro,
la gerarchia
sempre evidente, nonostante le leggende
a cui non possiamo affidarci,
perché la fonte è chi sopravvive
chi è stato ormai abbandonato.

Che cosa erano le navi greche in fiamme
in confronto a questa perdita?
Nella sua tenda, Achille
solo nel lutto di tutto ciò che è
e gli dèi che osservano
un uomo ormai morto, vittima
della parte che amò,
la parte che non può durare.

Da The Triumph of Achilles (The Ecco Press, 1985)

In your extended absence, you permit me
use of earth, anticipating
some return on investment. I must report
failure in my assignment, principally
regarding the tomato plants.
I think I should not be encouraged to grow
tomatoes. Or, if I am, you should withhold
the heavy rains, the cold nights that come
so often here, while other regions get
twelve weeks of summer. All this
belongs to you: on the other hand,
I planted the seeds, I watched the first shoots
like wings tearing the soil, and it was my heart
broken by the blight, the black spot so quickly
multiplying in the rows. I doubt
you have a heart, in our understanding of
that term. You who do not discriminate
between the dead and the living, who are, in consequence,
immune to foreshadowing, you may not know
how much terror we bear, the spotted leaf,
the red leaves of the maple falling
even in August, in early darkness: I am responsible
for these vines.

Tu mi hai permesso in questa lunga assenza
l’uso della terra, anticipando
un ritorno sugli investimenti. Ecco il rapporto
fallimento del mio incarico, principalmente
per le piante di pomodoro.
Io non dovrei essere incitata a crescere
pomodori. Se vuoi farlo, dovresti trattenere
piogge pesanti e notti fredde che arrivano
così spesso qui, mentre altre regioni hanno
dodici settimane di estate. Tutto questo
a te appartiene: eppure io
ho piantato i semi e visto i primi germogli
ali che squarciano il suolo, e il mio cuore
rotto dalla moria, rapida la macchia nera
si moltiplicava per le fila. Io dubito
tu abbia un cuore, per quel che sappiamo
di questa parola. Tu che non distingui
tra i morti e i vivi che non sanno
cogliere il presagio, tu non saprai
lo sgomento che portiamo, una foglia si macchia
le foglie rosse dell’acero cadono
anche in agosto, ai primi bui, io sono
responsabile per queste piante.

Da Wild Iris (The Ecco Press, 1992)

You’re stepping on your father, my mother said,
and indeed I was standing exactly in the center
of a bed of grass, mown so neatly it could have been
my father’s grave, although there was no stone saying so.

You’re stepping on your father, she repeated,
louder this time, which began to be strange to me,
since she was dead herself; even the doctor had admitted it.

I moved slightly to the side, to where
my father ended and my mother began.

The cemetery was silent. Wind blew through the trees;
I could hear, very faintly, sounds of  weeping several rows away,
and beyond that, a dog wailing.

At length these sounds abated. It crossed my mind
I had no memory of   being driven here,
to what now seemed a cemetery, though it could have been
a cemetery in my mind only; perhaps it was a park, or if not a park,
a garden or bower, perfumed, I now realized, with the scent of roses —
douceur de vivre filling the air, the sweetness of  living,
as the saying goes. At some point,

it occurred to me I was alone.
Where had the others gone,
my cousins and sister, Caitlin and Abigail?

By now the light was fading. Where was the car
waiting to take us home?

I then began seeking for some alternative. I felt
an impatience growing in me, approaching, I would say, anxiety.
Finally, in the distance, I made out a small train,
stopped, it seemed, behind some foliage, the conductor
lingering against a doorframe, smoking a cigarette.

Do not forget me, I cried, running now
over many plots, many mothers and fathers —

Do not forget me, I cried, when at last I reached him.
Madam, he said, pointing to the tracks,
surely you realize this is the end, the tracks do not go further.
His words were harsh, and yet his eyes were kind;
this encouraged me to press my case harder.
But they go back, I said, and I remarked
their sturdiness, as though they had many such returns ahead of them.

You know, he said, our work is difficult: we confront
much sorrow and disappointment.
He gazed at me with increasing frankness.
I was like you once, he added, in love with turbulence.

Now I spoke as to an old friend:
What of  you, I said, since he was free to leave,
have you no wish to go home,
to see the city again?

This is my home, he said.
The city — the city is where I disappear.

Stai calpestando tuo padre, disse mia madre,
e io stavo in piedi esattamente al centro
di un letto d’erba falciato con cura, da sembrare
la tomba di mio padre senza pietre a indicarlo.

Stai calpestando tuo padre, ripeteva
così forte che iniziò a essere strano
perché lei stessa era morta, morta
così il medico aveva attestato.

Mi sono spostata appena di lato, dove
mio padre finì e cominciò mia madre.

Il cimitero in silenzio. Il vento tra gli alberi,
potevo sentire deboli pianti da filari distanti
e, al di là di questi, il lamento di un cane.

Poi i suoni diminuirono. Mi passò per la testa
che non avevo ricordi di essere stata portata qui
in quello che ora sembrava un cimitero, oppure
un cimitero nella mia mente, forse un parco, o forse
un giardino, un pergolato profumato, solo ora
realizzavo di sentire un profumo di rose, 
douceur de vivre, la dolce vita
come si dice. A un certo punto,

mi sono accorta di essere sola.
Dove erano andati tutti gli altri
le mia cugine, mia sorella, Catilin e Abigailn?

La luce stava per sparire. Dov’era
l’auto in attesa di portarci a casa?

Iniziai a cercare un’alternativa, sentii
un’impazienza crescermi come un’ansia.
Finalmente distante scorsi un piccolo treno
sembrò fermarsi, dietro il fogliame, un macchinista
fumava attardato a uno stipite.

Non dimenticarmi, piansi, incorrendo
in quante tracce, padri e madri.

Non dimenticarmi, piansi, quando alla fine lo raggiunsi
Madam, disse, puntando verso i binari,
hai capito la fine, non vanno più oltre.
Le sue parole erano dure, eppure calmi gli occhi,
fui incitata a indagare ancora sul mio caso.
Ma ritornano, dissi, esaminai la loro compostezza
come se avessero molti ritorni davanti a loro.

Sai, disse, il nostro lavoro è difficile: affrontiamo
delusioni e tanto sconforto.
Mi guardò con crescente franchezza.
Ero come te una volta, innamorato della turbolenza.

Ora io parlai come a un vecchio amico:
Dimmi di te, dato che era libero di andarsene,
non desideravi tornare a casa
per vedere di nuovo la città?

Questa è la mia casa, disse.
La città — la città è dove scompaio.

Faithful and Virtuous Night (Strauss and Giroux, 2014)

traduzioni: Francesco Ottonello 

Louise Glück

Louise Glück

Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943) è una poetessa e saggista statunitense.

Nel corso della sua carriera ha pubblicato dodici antologie di poesie. Nel 1993 ha vinto il Premio Pulitzer per la poesia per la sua raccolta The Wild Iris, ottenendo il primo di una lunga serie di riconoscimenti. Nel 2014 ha vinto il National Book Award per la poesia, mentre nel 2003 era stata insignita del prestigioso titolo di poeta laureato degli Stati Uniti.

Nel 2020 le è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura "per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l'esistenza individuale".

Insegna poesia all'Università di Yale.

Condividi su facebook
Condividi su twitter
Condividi su email
Condividi su whatsapp

MediumPoesia è un sito internet e un progetto artistico nato nel 2018 dall’incontro tra Francesco Ottonello e Michele Milani, un luogo abitato da scrittori e artisti, in una dimensione multimediale adatta a far fronte all’incontro di intense energie creative.

Gli Eventi

COOKIES

MediumPoesia usa i cookie per facilitare la navigazione del sito. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta il pop_up. Scorrere la pagina senza negare il consenso autorizza automaticamente all’uso dei cookie.

Credits

SITE: MICHELE MILANI

COPYRIGHT

Gestione del copyright sul sito Copyright e collaboratori Copyright e lettori

Tutto il materiale testuale originale prodotto dalla redazione e dagli autori di MediumPoesia e pubblicato su questo sito, a meno di esplicita indicazione contraria in calce ai singoli articoli, è reso disponibile secondo i termini della licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0). 

In ottemperanza con la nuova legge sull’editoria italiana, si segnala che “MediumPoesia” non è un periodico. Qualunque testo vi appaia non ha alcun tipo di cadenza predeterminata né predeterminabile. Questo sito non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 Tutti i contenuti sono a responsabilità e copyright dei siti linkati o di chi li ha scritti. I dati sensibili relativi alla legge sulla privacy sono tutelati in ottemperanza alla legge 675/96 e dal dpr 318/99. il contenuto può essere liberamente citato, linkato ed anche copiato (citando www.mediumpoesia.com come fonte). Tutte le immagini e le musiche sono messe in rete da questo sito a titolo gratuito, a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico senza fini di lucro in osservanza ed applicazione dell’art. 2 comma 1bis della legge LEGGE 9 gennaio 2008, n.2Disposizioni concernenti la SIAE.

Redazione

La Redazione: Francesco Ottonello, Michele Milani, Tommaso Di Dio, Silvia Righi, Luigi Fasciana, Davide Paone, Marilina Ciliaco, Francesca Sante, Antiniska Pozzi, Silvia Girardi, Giulia Vielmi, Vanessa Morreale

Ⓒ 2019 - All Rights Are Reserved