il mondo nuovo di Laura Pugno

Nel buio – Un film, un poeta. Nel buio amniotico del cinema, la luce del film e lo sguardo di un poeta. Abbiamo chiesto a poete e poeti di scrivere di cinema a partire da un film, una sequenza, un fotogramma. La rubrica, a cura di Luigi Fasciana, prosegue con la quinta uscita, ospitando una serie poetica di Laura Pugno.

di Laura Pugno

 

La serie poetica “il nuovo mondo” è stata pubblicata in prima edizione nella raccolta La mente paesaggio (Perrone, 2010) e poi ristampata, con qualche cambiamento, ne L’alea (Perrone, 2019). È “liberamente tratta” dalla visione del film Il nuovo mondo (2006) di Terrence Malick, dove – in questa lettura che diventa scrittura – il nuovo mondo è il luogo in cui si è andati oltre la morte, nostra o di altri, e da cui il ritorno, nostro o di altri, non è possibile.

 

il nuovo mondo

 

rifanno la tua mente con il muschio,
mettono a crescere il muschio
sulla terra

questo è il nuovo mondo,
la lingua
è ridotta

ad ago che cuce pelli col tendine,
a strumento d’osso





nulla è raggiungibile di quanto
è stato casa,
divide l’oceano

hai conservato le meduse,
hai messo luminoso,
in barattoli

quanto si secca scompare muore
e ora scendi

su una striscia di spiaggia, ti bruci la pelle
con stelle di mare nere






qui tutto è smisurato,
hai calze di cuoio
fin sopra le ginocchia, hai
una lingua utile e inutile: qui
non c’è nessuno,
è in pericolo

chi viene nella neve chi
è guardato nel bosco: se
offrirà carne secca,
se porterà distruzione




si muove nel bosco che è enorme,
come fosse
casa possibile, col tempo

come una tenda
di pelle di capra, nera,
enorme dentro


vedrai le vie che non vedi
nel bosco che ti sbava sulla pelle






visione, riflesso
di un corpo di ragazza in acqua
fino alle ginocchia,

dai movimenti esatti
e pelle nuova


eppure sei salvato,
per il riflesso degli alberi
sei guidato al nuovo






voce dolce,
quello che la tua specie ha sempre fatto –
voce attraversata da non-voci –
quello che fa la specie delle volpi


la linea del paesaggio sta cambiando






la linea cambia,
si modifica diversamente
dall’acqua di mare

abituata a quella
cangianza, sei –

lingua, la perdita è esatta,
è costante






l’inverno, la sua
smisuratezza di bianco,
qui

più forte,
verde sopraffatto –
la misteriosa linea della costa



da insenatura
a insenatura la mente
legge il verde senza riconoscere,

mutamento in atto
sai che sei guardato
diventato
tu la volpe






alza le braccia –
sono i fiumi
in cui si versa il verde

corpi visti da sott’acqua
movimento di capelli,
gambe
verso la superficie –

il non mai visto
sta per rompere l’acqua





forma scura di legno
come ciotola,
come un corpo si immerge in acqua
la schiena nuda

giardino infinito bosco
dove vuoi perderti





prosegui lungo il fiume,
coste verdi,
finché vedrai –
pezzi di ossa chiare,
verde chiaro


qualcosa sporge dalla pelle
qualcosa, nero
segue la linea del cranio

guarda tra alberi altissime erbe






porta forme di pane
accanto alla riva del fiume
cotto in cerchi,
non raffermo,
spàrgilo –


corda sacra,
stringi
il torso fino a fare male

il corpo strofinato col sale
immerso nell’acqua






corpo coperto di corteccia nuova,
tolta
la strettura delle ossa


smisuratezza,
avanti coi kayak,
muovendo
acqua con fango,
rovesciando il corpo in acqua

con spalle nude
nella neve

 

 

La rubrica Nel buio – Un film, un poeta ha già ospitato gli interventi di Umberto Fiori su Orson WellesVincenzo Frungillo su Werner Herzog, Ida Travi su Jean-Luc Godard e di Damiano Scaramella su Tim Burton.

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