Diletta D’Angelo / Sparare a zero. Intervista e testi

Per la seconda puntata del format "Sparare a zero" la redazione intervista la poetessa Diletta D'Angelo

7. Tra i libri usciti negli anni Duemila puoi indicarne 5 fondamentali per il tuo percorso?

Umana gloria di Mario Benedetti; Mattoni per l’altare del fuoco di Alessandro Ceni; La pura superficie di Guido Mazzoni; La morte moglie di Ivano Ferrari, paradossalmente più di Macello, non solo perché è stato il mio primo approccio a Ferrari, ma perché spesso sono le cose non dette, le luci tenui, a saper fare più male e a lasciare il segno. Uscirà a breve anche Le estreme conseguenze di Andrea Donaera, che inserirei tra i 5 fondamentali, perché raccoglie una serie di testi che negli anni ho letto e ascoltato di persona e che in qualche modo ho assorbito, tanto che alcuni versi continuano spesso a risuonarmi in testa e hanno ancora una voce precisa.

6. Nella tua esperienza, il fatto di scrivere poesia si riflette nella vita quotidiana?  Per chi scrivi poesia?

È un punto su cui non ho mai ragionato perché penso non ci sia un riflesso effettivo, almeno non nel mio caso. Mi sembra di essere una persona piuttosto comune, come tanti altri amici che si occupano di poesia. Prima di vedere il poeta vedo la persona. L’unico riflesso possibile, che in qualche modo altera la consuetudine, forse, è la scelta di voler fare della poesia una parte di vita quotidiana condivisa, che non si limiti alla sola scrittura: da qualche anno ormai, praticamente tutti i giorni, mi occupo di laboratori, presentazioni e organizzazione di attività legate alla poesia contemporanea.

Non c’è un’idea di destinatario di partenza, non scrivo con l’intento iniziale di dover dire qualcosa a qualcuno. È un aspetto che arriva in un secondo momento, se di qualche testo si vuole arrivare a fare un’opera e non un semplice sfogo personale. Avere qualcosa da dire, penso sia la cosa principale e che sia poi necessaria una manipolazione perché una serie di testi possano avere la forza di dire qualcosa a qualcuno e poter arrivare all’esperienza di più persone possibili.

5. Senti di fare parte di una comunità poetica a cui aderisci? Com’è il tuo rapporto con altri poeti viventi e con chi ti legge?

Riconosco sicuramente l’esistenza di una bolla di appassionati, studiosi, lettori… ma più che voler essere parte di una comunità, mi piace l’idea di poter instaurare rapporti con i singoli individui, fare rete, mantenere vivo un dialogo.

4. Senti di inserirti all’interno di una tradizione poetica italiana? Avverti una particolare vicinanza con tradizioni poetiche in altra lingua?

Non mi sento inserita in una tradizione specifica, ma penso di aver assorbito da più tradizioni, più tendenze, più voci diverse, più lingue anche e a dire il vero, non mi sono mai posta il problema dell’inserimento o dell’adesione a una tradizione o tendenza specifiche.

3. Sapresti indicare una forma artistica e una disciplina scientifica, se ci sono, che influenzano più di altre il tuo processo di scrittura? In che modo entrano in poesia?

Direi il cinema di cui ricerco il montaggio e la condensazione per immagini e le scienze mediche e neurologiche di cui mi affascinano i processi e il linguaggio specialistico

2. Che rapporto hai con la metrica e la rima?

Se proprio ho un rapporto, lo definirei di simpatia (nell’accezione di risonanza acustica). Non sono una metricista, ma ho un buon orecchio e tanto istinto.

1. Tra le nuove generazioni ci sono 3 poeti che ritieni particolarmente preminenti o a cui pensi sarebbe interessante porre queste domande?

Gaia Giovagnoli, Francesca Santucci, Riccardo Innocenti

0. Acer in fundo, se non vuoi dirci 3 poeti contemporanei che proprio non ti piacciono, puoi indicare uno o più testi del tutto distanti dal tuo modo di ‘sentire’ e ‘pensare’ la poesia?

Giancarlo Consonni, Vivian Lamarque, Franco Arminio.

Infine ti chiediamo di selezionare dai 2 ai 5 testi, esemplificativi della direzione più recente assunta dalla tua poesia, provenienti da un tuo libro edito e/o inediti.

5 testi da “Defrost” (Interno Poesia, 2022)

*

Nel pomeriggio del 13 settembre milleottocentoquarantotto, nella Contea di Windsor,
un operaio statunitense nato l’otto o il nove luglio faceva esplodere la roccia

che bloccava il passaggio della linea ferroviaria. Schizzò in aria il ferro di pigiatura
gli attraversò la parte anteriore della testa. Dopo pochi minuti era di nuovo cosciente.

Phineas Gage poteva parlare. Ma la personalità aveva subito trasformazioni radicali.
Era intrattabile, in preda ad alti e bassi, incline alla blasfemia, gli amici

non sapevano riconoscerlo, era un altro, lo tradivano.
La violenza proteiforme genera falle nei sistemi, provoca
paure secondarie, faglie insanabili.

Come Gage, mia sorella non è morta dopo l’impatto. Per simpatia l’urto è risuonato
in ogni cosa, ha portato a vasocostrizioni diffuse, fasi di congelamento.

*

Freezing II

Mi hanno insegnato ad avere paura
delle cose che possono capitare:
dormire con gli elastici ai polsi; accarezzare gli animali
degli altri; storcere gli occhi; sporgersi troppo dalle finestre; ingoiare
prosciutto e uova sode; attraversare la strada davanti casa;
camminare sul marciapiede

*

Freezing III

Ho imparato a separare i chiodi dalle viti a riconoscere
tenaglia, cagna, pappagallo e altri giochi
di ruggine (non devi sbagliare per vincere)
trovare la cosa giusta, portarla a destinazione per un altro flagello

il premio: non pensarli piantati
nella testa o conficcati
tra i denti

*

Ho paura di voler ammazzare qualcosa, qualcuno. Di averlo desiderato.
Sognato scrosciare il sangue.

Dicono che il sacrificio del porco fosse rituale di morte e di vita, che l’animale
sentisse, che in qualche modo sapesse

Prima un abbraccio collettivo ché non fugga, la detersione, la depilazione con acqua bollente

Poi l’espiazione di sollevarlo appeso a una ruspa, braccato
con una fune a pendere dal piede posteriore. Può bastare
anche una sola persona per finire l’operazione,

di sacrificio e di amore per la bestia della famiglia ormai non resta più niente

*

Oggi ripetiti che è tutto vero. Che nella fluidità delle cose possono incastonarsi piccole gemme di sale, che non per forza debbano sciogliersi tra le mani e insieme che possono sciogliersi immediatamente. Ricordati che ci sono cicli di glaciazione, fasi interglaciali.
Che il ferro alla bocca può portare nutrimento. Reggi, custodisci, governa, affidati. Che si nascondono in tutte le cose vergognose tare, lotte inconfessabili.

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Mario Benedetti

Mario Benedetti (1955-2020) | Oltre la perdita e la dispersione

Durante questi anni di formazione, per noi di MediumPoesia, umana e poetica, alcuni autori ci hanno segnato più di altri, nella lettura, nella scrittura e più in generale per quanto riguarda le esperienze letterarie e di vita. Uno di questi è certamente Mario Benedetti, che ci ha lasciato nella giornata di ieri. Qui lo ricordiamo con una scelta di testi dalle sue opere, Umana gloria, Pitture nere su carta, Tersa morte e Materiali di un’identità: quattro capolavori che resteranno oltre la perdita e la dispersione.

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