“Che cos’è la plastica” di Alessandro Martina | Un estratto in prosa tra fiction e saggistica

Vi presentiamo un estratto dal romanzo-saggio inedito Che cos’è la plastica di Alessandro Martina, tra psicolinguistica e erotismo, Gilles Deleuze e Lewis Carroll.

Il punto esatto in cui le teorie della Stoa e quella di Epicuro coincidono è esattamente Ken Shiro al minuto due, quando gli scoppia un mezzo muscolo e si sbraga tutto, le ferite rappresentano simpaticamente, per analogia, le comete e l’ordine cosmico degli astri, attraverso distanze e rapporti di forze, geometricamente perfetti.
D’altro canto, la pelle non può far altro che sbragarsi, estendersi, dilatarsi, restringersi, consumarsi. Non sono infatti la terra e la luna organi che si attraggono nel vuoto, la cui esistenza qui non discutiamo. La luna orbita attorno alla terra sorretta dal sorgere continuo di una forza, un imbuto di pelle che fa da peiros, contiene e forma, orna, plasma. Il giro perfetto rimane comunque l’hula hop della bambina americana con o senza mutandine bianche disegnata da un cartone animato giapponese. Ha gli occhi grandi, leggermente fuori posto, non si possono cogliere, scivolano a destra e a sinistra insieme all’hula hop e al leggero balzo della gonnellina blue marine a sbalzi, accademica. Nel riquadro in basso dallo schermo la segue Silly con un battito di ciglia, orientata al massimo, con la bocca arcuata e la predisposizione alla palestra.
Dall’armadio della sua camera ha preso una fascia che lega ai boccoli biondi e la fronte. Entrare nell’armadio la fa sempre pensare alla sua prima notte nuziale. Divarica le gambe e comincia il movimento di bacino, avanti e indietro, indietro e avanti formando un circuito perfetto, una sfera di drago, un vuoto stoico tutt’intorno, entro cui ruota il cosmo finito che infinitamente ritorna.
In fisica, il tempo è l’atomo, la sua struttura definita che contamina passato e futuro in un’esplosione che avviene in un tempo minore del pensabile. Questo riguarda il sopravanzare dei sensi sulla conoscenza intellettuale che li dispone, l’immagine verso il sentimento, la mutandina bianca nel rispetto di Silly Sabrina e Silly Sabrina verso la mamma. In psicologia diciamo trauma, questa esplosione che diventa completamente il tuo passato andando a coprire di senso ogni parte del tuo presente, morsicando compenetrando sfibrando e ricamando un tessuto di superficie nuovo, adatto per la specie che sopravvive. In sessuologia, parla dell’orgasmo maschile, non il godimento ma l’eccesso che spaventa, umilia, il davanzale, il balcone sullo spazio nero, il buco nero degli occhi di Mariete che dimenticava la mamma, adolescente coi baffi, carezzando nel sottoscala scuro il fondoschiena profumato della vicina di casa coi boccoli, una fascia in testa per la palestra, persa dentro la televisione e viva finalmente nei ricordi di lui che ancora gioca a cercare.

[…]

Alessandro Martina

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Il «teatro fuori quadro» | Una nota di lettura su Posti a sedere di Luciano Mazziotta (Valigie Rosse, 2019)

Luciano Mazziotta (Palermo, 1984) vive a Bologna e insegna Letteratura italiana nei licei. Dopo Città biografiche (2009), nel 2014 è uscito il suo secondo libro di poesie Previsioni e lapsus (Zona). In questa nota di lettura Francesca Mazzotta presenta l’ultima raccolta del poeta, intitolata “posti a sedere” (Valigie Rosse, 2019)

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