Álvaro Salvador, “Ora, ancora”, tradotto da Luigi Sepe Cicala

Proponiamo un estratto da "Ora, ancora" (Transeuropa, 2024), antologia di testi poetici di Álvaro Salvador tradotti da Luigi Sepe Cicala, con uno stralcio dalla prefazione di Gabriele Morelli.

La poesia, l’unica vera patria di Álvaro Salvador

Attesa da tempo, esce ora, nella bella versione italiana di Luigi Sepe Cicala, una corposa antologia bilingue dal titolo Ora, ancora, e riunisce le migliori liriche di Álvaro Salvador, fondatore insieme a Luis García Montero e Javier Egea del movimento poetico chiamato La otra sentimentalidad.

[…]

Si tratta di una copiosa produzione che abbraccia undici libri, in cui entra anche il motivo della musica, come accade nella raccolta Suona una musica (2008) e La canzone dell’outsider (2009). La presenza dell’elemento musicale nella poesia di Álvaro Salvador avrebbe bisogno di uno spazio particolare per meglio comprendere la sua importanza, non solo perché eleva a canto la parola poetica, ma perché attenua certi bruschi scatti o passaggi della scrittura dovuti alla spinta eversiva dell’indignazione e della protesta.

Dobbiamo però dire che, rispetto all’esperienza rappresentata dai protagonisti della così detta “poesia dell’esperienza”, che hanno percorso strade diverse e molte volte soggettive, la produzione di Álvaro Salvador mostra una maggiore incisività, all’inizio segnata dall’ideologia marxista, in tempi in cui la Spagna viveva sotto la dittatura di Franco mentre si apriva all’ingresso del capitalismo occidentale. In effetti fino all’anno 2000 (l’autore è nato nel 1950), l’impegno mostrato nella sua opera comprende la richiesta di rinnovamento sociale che contempla la vita come la poesia. A partire dal nuovo millennio invece la protesta occupa sempre più spazi introspettivi, quando non tende all’interrogazione, al tono diretto e confessionale o addita e censura i responsabili dell’arretramento culturale che vive il Paese e, soprattutto, la città di Granada.

La critica non ha attenuato i toni precedenti, ma ha cambiato la direzione e il destinatario del messaggio, che è lo stesso poeta che si osserva e rifiuta le parole di un tempo che cercavano la bellezza mentre ora scavano nella propria solitudine. Ciò che invece non è mutato e semmai ha acquisito un accento più intimo – stavo per dire più autentico – è la denuncia esplicita di una profonda disillusione e amarezza che vive e angoscia il poeta. Tale concezione sembra aver superato ogni certezza e dà alla poesia di Álvaro Salvador un senso di amara confessione che non è ripiegamento, ma scavo interiore che rifugge da ogni inganno precedente. È la ricerca di una verità mai raggiunta, che la nuova poesia dell’autore granadino insegue mostrando una straordinaria forza lirica tutta racchiusa all’interno di sé stesso, che ha scoperto l’inganno delle parole “apparentemente magiche, in realtà truccate”.

Gabriele Morelli

***

de Las cortezas del fruto (1973-1979)

 

HOY COMO AYER

A Marga

Hoy como ayer nos vamos a la cama.
Los rostros otros, el cuerpo habituado
más maduro, inútil de saberse formalmente.

Todo transcurre bien.
Yo sé de tu tardanza y de los juegos,
tú de la rapidez y mi torpeza.
Los dos nos aplicamos el contacto
como sabía pareja de animales fecundos
que conocen la muerte
y la meditan…
Los rincones ocultos,
los suaves resortes permanecen
en su dulce lugar, siempre a la espera
de la repetición, del hábito, del rito
de la civilizada suerte que los halle
más allá del bien y del mal.

Todo transcurre bien
cuando el placer como un disparo exacto
nos alcanza.
Y el abrazo
vencido atrás quedó
como testigo mudo
de la perfecta técnica empleada.

Nada es igual que ayer
(tú bien lo sabes).
Así será la vida que nos queda
una templada cópula sin dolor y sin miedo,
quizás…
sin alegría.

 

OGGI COME IERI

A Marga

Oggi come ieri andiamo a letto.
I volti diversi, il corpo abituato
più vecchio, inutile conoscersi in teoria.

Tutto procede bene.
Io so dei giochi e della tua lentezza,
tu della mia rapidità e della goffaggine.
Entrambi ci adoperiamo al contatto
come savia coppia di animali fecondi
che conoscono la morte
e la meditano…
Gli angoli appartati,
le morbide molle che restano
nel loro dolce luogo, sempre in attesa
della ripetizione, dell’abitudine, del rito
del destino civilizzato che le ritrova
al di là del bene e del male.

Tutto procede bene
quando il piacere come uno sparo puntuale
ci raggiunge.
E l’abbraccio
vinto resta indietro
testimone muto
della perfetta tecnica impiegata.

Niente è come ieri
(lo sai bene tu).
Così sarà dunque la vita che ci resta
un mite piacere senza dolore e senza paura,
forse…
senza allegria.

*

de Diario de Firenze (1979-1981)

 

GACELA DEL JOVEN IGNORANTE

Yo no sé nada del Amor,
tan sólo puedo hablaros de mi amada.

Sus ojos son oscuros,
tan oscuros…
que ni siquiera en ellos se detiene
el temblor de la noche.
Su pecho es inocente como un niño,
y su cadera
es el tibio camino que conduce
al jardín de todos mis placeres.
Hay en su boca una promesa herida:
la sazón de la fruta en primavera.

Del Amor nada sé, sólo conozco
el cuerpo de mi amada.

 

GHAZAL DEL GIOVANE IGNORANTE

Non so nulla dell’Amore,
posso solo parlarvi di colei che amo.

I suoi occhi sono neri,
tanto neri…
che su di loro nemmeno si posa
il tremore della notte.
Il suo petto innocente è quello di un bambino,
e i suoi fianchi
il tiepido tragitto che conduce
al giardino di tutti i miei piaceri.
C’è nella sua bocca una promessa disattesa:
quella della frutta acerba in primavera.

Dell’Amore non so nulla, solo conosco
il corpo di colei che amo.

*

De Fumando con mis muertos (2008-2014)

 

JUBILEO

Para pedir la fuerza de poder vivir

sin belleza, sin fuerza y sin deseo.

JAIME JIL DE BIEDMA

Una casa modesta
a la orilla del mar,
una ventana al sol
clemente del ocaso.
Un camino entre árboles,
un bar quizá, pequeño,
un cine de verano.
Un buen libro
−de otro−,
un vino gran reserva
y una buena mujer.

Y a esperar con paciencia
−y con paz−
que este sol tan templado y clemente
se despida una tarde sin viento
para no volver más.

 

GIUBILEO

Chiedendo la forza di poter vivere

senza bellezza, senza forza e senza desiderio.

JAIME GIL DE BIEDMA

Una casa modesta
in riva al mare,
una finestra al sole
clemente del tramonto.
Un sentiero fra gli alberi
un bar magari, piccolo,
un cinema all’aperto.
Un buon libro
– di un altro –,
un vino gran riserva
e una buona compagna.

E aspettare con pazienza
– e con pace –
che questo sole così tiepido e clemente
s’accommiati un pomeriggio senza vento
per non tornare più.

*** 

Álvaro Salvador (Granada, 1950) è professore emerito di Letteratura spagnola e ispano-americana presso l’Università di Granada. All’inizio degli anni Ottanta, assieme a Luis García Montero e Javier Egea, Salvador fondò il movimento poetico de La otra sentimentalidad, poi confluito nella poesía de la experiencia. Attraverso quel movimento, e dopo la drammatica esperienza della dittatura, i tre poeti si proposero di riformare la Spagna con una nuova poesia sociale che inaugurasse un nuovo modo di sentire: antimachista, antiborghese e solidale con i più umili. Dopo l’avventura de La otra sentimentalidad, Salvador ha continuato la sua attività poetica pubblicando numerosi libri, fra cui ricordiamo: Las cortezas del fruto (1980), Tristia (1982, in collaborazione con García Montero), El agua de noviembre (1985), La condición del personaje (1992), Ahora, todavía (2001), La canción del outsider (2009, Premio Generación del 27), Fumando con mis muertos (2015) e Un cielo sin salida (2020).

Luigi Sepe Cicala è nato a Napoli nel 1988. Dopo la laurea in filosofia ha iniziato a lavorare come docente di storia e filosofia nelle scuole. Al lavoro di docente, affianca l’attività di traduttore e scrittore. Nel 2021 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, dal titolo Dieci estati, per Transeuropa Edizioni.

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