di Franco Buffoni
Lego questa riflessione cinematografica al mio maggiore ambito di ricerca, dopo quello sulla poesia: la militanza civile relativa alle istanze Lgbt+.
Tra La patata bollente diretto da Steno nel 1979, con Renato Pozzetto e Massimo Ranieri protagonisti, e Come mi vuoi del 1996 per la regia di Carmine Amoroso, con Vincent Cassel e Enrico Lo Verso – due film di grande successo a tematica gay – si situa l’opera di Alessandro Benvenuti, che apparentemente non parrebbe interessato a tale tematica.
Nato nel 1950, Alessandro Benvenuti appare al culmine della propria avvenenza fisica e psicologica nel film Ad ovest di Paperino (1981), di cui è anche regista (insignito di doppio David di Donatello: per migliore regista esordiente e per miglior attore esordiente), relegando al ruolo di spalla addirittura Francesco Nuti. In seguito, nel 1990, prima di appannarsi, Benvenuti gira ancora nel doppio ruolo di attore e regista, Benvenuti in casa Gori, un film apparentemente corale, senza un vero protagonista, imperniato sui rapporti interpersonali d’una famiglia allargata piccolo-borghese toscana, destinati ad esplodere – sulla scia d’una grande tradizione culturale che trova nel Joyce del Portrait of the Artist as a Young Man l’antecedente più celebre – in occasione del pranzo di Natale.
Tratto dall’omonima commedia di Ugo Chiti e dello stesso Alessandro Benvenuti – con la madre sull’orlo dell’esaurimento nervoso interpretata da un’indimenticabile Ilaria Occhini, il giovane di casa reso da un allucinato Massimo Ceccherini, il padre irascibile e avido di cibo, il nonno ormai decrepito, e la zia Athina Cenci già presente nel terzetto con Nuti e lo stesso Benvenuti in Ad Ovest di Paperino – il film svela il dramma esistenziale del proprio vero protagonista soltanto nel finale. Alessandro Benvenuti – che per tutto il film parrebbe avere destinato a sé stesso il ruolo incolore e trito del giovane marito della figlia, tanto meccanicamente sollecito nei confronti della moglie, della loro piccola in seggiolone e del proprio cappotto di cammello appena acquistato – commette l’errore di scambiare il dvd con le immagini del matrimonio da mostrare finalmente agli zii, con un’altra cassetta custodita segretamente: un porno gay.
E s’alza di scatto dal divano mentre l’intera famiglia allargata assiste alla proiezione, cerca col proprio corpo di coprire lo schermo, riesce infine a bloccare la cassetta. Ma troppo tardi: la moglie, infagottata alla meglio la bambina, abbandona la casa; e la zia registra il pensiero di tutti i presenti pronunciando l’inevitabile battuta: “E poi, due uomini…”.
Ma riprendiamo il riferimento ai due film italiani a tematica gay più meritevoli di attenzione rispettivamente degli anni settanta e degli anni novanta. Realmente innovativo, anche nell’intendimento parenetico – se paragonato alla contemporanea serie dei vizietti tognazzeschi (divertenti, ma assolutamente stereotipati: La cage aux folles) – La patata bollente, con Edwige Fenech nella parte femminile, mostra le difficoltà di comprensione delle istanze Lgbt+ da parte dei militanti comunisti, ma anche la seria presa di coscienza del protagonista operaio ed ex pugile Renato Pozzetto, infatuato dello splendido giovane omosessuale Massimo Ranieri. Mentre Carmine Amoroso in Come mi vuoi, nel triangolo con Monica Bellucci nella parte femminile, introduce l’ulteriore tematica del travestitismo con venature di transessualità.
In sintesi i due terzetti Pozzetto-Ranieri-Fenech e Cassel-Lo Verso-Bellucci sono assolutamente speculari. L’eterosessuale (Pozzetto nel primo caso e Cassel nel secondo) è regolarmente e carnalmente fidanzato con una splendida ragazza (Fenech e Bellucci) fino a che non interviene il gay (Ranieri e Lo Verso) a sparigliare le carte, mandando in tilt le certezze della coppia eterosessuale. Con una grande differenza nei finali, però. Perché, mentre nel film di Steno, in chiusura, la coppia eterosessuale Pozzetto-Fenech felicemente si ricompone (e all’omosessuale Ranieri non resta che sposare in Olanda un altro omosessuale), nel film di Amoroso la coppia eterosessuale Cassel-Bellucci scoppia, e il finale ci mostra il felice connubio Cassel-Lo Verso. Forse è questa la ragione per cui – si dice – Monica Bellucci (allora legata sentimentalmente a Cassel anche nella vita) ha sempre odiato Come mi vuoi, facendo di tutto per impedirne la programmazione nelle reti televisive.
Alessandro Benvenuti, con la sua trama nevrotica e incalzante, ambientata nella più bieca provincia italiana, riporta invece l’asse tematico sul nascondimento e il closet, con la “famiglia” che esercita la funzione di copertura.
Filmografia:
Steno, La patata bollente, 1979
Alessandro Benvenuti, Ad Ovest di Paperino, 1981
Alessandro Benvenuti, Benvenuti in casa Gori, 1990
Carmine Amoroso, Come mi vuoi, 1996
La rubrica Nel buio – Un film, un poeta ha già ospitato gli interventi di Umberto Fiori su Orson Welles, Vincenzo Frungillo su Werner Herzog, Ida Travi su Jean-Luc Godard, di Damiano Scaramella su Tim Burton, e di Laura Pugno su Terrence Malick.