Polytropos (multiforme) è l’aggettivo che nel primo verso dell’Odissea omerica è usato per definire Ulisse. Multiforme e poliedrica è la Grecia, punto nevralgico e crocevia del Mediterraneo, che non è Oriente ma neanche del tutto Occidente e ha in sé anche qualcosa dei Balcani. Un paese relativamente piccolo, ma di una fierezza epica che non può non manifestarsi anche nella sua produzione letteraria e poetica in particolare.
Sintetizzare, quando si parla di arte e soprattutto di poesia è riduttivo, poiché comporta il dover tralasciare dettagli e particolari che con tutta probabilità hanno contribuito al processo demiurgico e alla caratterizzazione della poesia stessa. Tuttavia si può cercare di delineare un profilo, che nel caso della Grecia, non può essere considerato distintamente dalle vicende storiche e politiche che l’hanno interessata.
Il paese in un solo secolo attraversa una prima dittatura agli inizi del ’900, in seguito l’attacco da parte dell’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione nazista, la guerra civile e infine la più nota dittatura dei Colonnelli, la cosiddetta Giunta dal 1967 al 1974. Ben si comprende, quindi, che la vita intellettuale del paese non può non esserne influenzata.
La poesia dei due primi decenni del ’900 è caratterizzata da personalità fra cui spiccano quella di Konstantinos Kavafis e del quasi contemporaneo Kostis Palamas, ma anche di autori della portata di Sikelianòs, Varnalis e Kariotakis.
La generazione di artisti successiva è quella che viene chiamata convenzionalmente, per analogie anagrafiche, Generazione del ’30, e fiorisce nel periodo fra le due guerre mondiali i cui esponenti sentono e dichiarano fortemente una cesura con i poeti precedenti. Questa generazione regala alla Grecia opere di alto valore poetico, con due premi Nobel per la letteratura, a Seferis nel 1963 e a Elytis nel 1979, e un premio Lenin per la pace a Ritsos nel 1973. Accanto ad essi però ci sono anche autori del calibro di Vrettakos e Gatsos.
La politica è poi la fucina della generazione di poeti successiva, degli autori che vissero la dittatura sulla loro pelle e che rappresenta forse anche il capolinea di un percorso cominciato agli inizi del secolo che aveva avuto come centro focale d’ispirazione la Grecia stessa e le sue vicissitudini. E così le generazioni di poeti successive sono caratterizzate da un ripiego più introspettivo fatto di unità personali.
Attraverso le prossime uscite si tenterà, dunque, di tracciare man mano una mappa della poesia contemporanea della Grecia, con la pubblicazioni di testi di poeti particolarmente rilevanti del secondo/tardo Novecento e degli anni Duemila.
Michela Corvino