marcos y marcos, kosuke saito, collateral

Florilegio Invernale

In questo articolo si tenta di assemblare un brogliaccio di note e appunti o, per meglio dire, un abbozzo d’un florilegio invernale che tenga conto di tre recenti uscite Marcos Y Marcos, per la collana Le ali. Nella consueta scrutatio al lumino – si perdoni il termine mutuato dall’esegesi biblica – dei libri, precedente la stesura dell’articolo, è come se avessi ravvisato in loro una terra comune, senza promesse, forse gravida d’esilii e pellegrinaggi. Entrano in una geometria serrata, tracciata dall’occhio che disserra e analizza, con il cesello unisce, per costituire, tra luminescenze e oblii, una costellazione di lingua e senso legata alla perdita. Proprio l’apertura del Satyricon di Petronio è contrassegnata da uno stelo ferito, da un corpo marchiato: “haec vulnera pro libertate pubblica excepi, hunc oculos pro vobis impendi”. “Queste mie ferite le ho subite per la libertà della repubblica, questo mio occhio l’ho perduto per voi”.